RASSINA: IL SANTUARIO DI PIEVE A SOCANA

Ràssina, Sòcana: come vedi ho scritto le due parole utilizzando gli accenti, infatti questi due toponimi* sono particolari: tu sei abituato a sentirli, e quindi non ti meravigliano ma ...
Devi sapere che le parole italiane si dividono, per quanto riguarda gli accenti, in quattro gruppi.
Parole TRONCHE
Parole PIANE
Parole SDRUCCIOLE
Parole BISDRUCCIOLE
Le parole TRONCHE sono quelle che hanno l’accento sull’ultima sillaba: an-dò, las-sù, per-ché. Non sono tanto frequenti, per questo è importante scriverle con il loro accento.
Le parole PIANE hanno l’accento sulla penultima sillaba, sono quelle in assoluto più numerose nella lingua italiana e per questo non scriviamo mai il loro accento; qui te lo segno insieme alla divisione in sillabe: do-mà-ni, stu-dià-re, ca-pì-re, fug-gì-re, pal-lò-ne, col-tèl-lo.
Le parole SDRUCCIOLE, più rare delle tronche, hanno l’accento sulla terzultima sillaba: au-to-mò-bi-le, mò-bi-le, lèg-ge-re (ma se cambi l’accento diventa leg-gè-re).
Le parole BISDRUCCIOLE sono rarissime, hanno l’accento sulla quartultima sillaba: an-dàn-do-vi-ci (mentre an-dàn-do-vi è sdrucciola).

Avrai capito che Ràs-si-na e Sò-ca-na sono topònimi* sdruccioli. E per questo sono nomi di luogo piuttosto rari: prova a farli leggere, senza segnarne l’accento, a un amico che non conosce il Casentino: è molto probabile che legga Rassìna e Socàna, perché i nomi di luogo, in Italia, sono quasi tutti piani: Mi-là-no, Ve-nè-zia, Fi-rèn-ze, A-réz-zo, Ca-po-lò-na, Sub-bià-no.
I nostri due toponimi* hanno ancora un’altra particolarità comune: finiscono in “-na”. In Casentino abbiamo tanti altri nomi di luogo sdruccioli che finiscono in “-na”: Àr-ce-na, À-ve-na, Poggio d’À-co-na, Ór-ni-na. Sono nomi molto particolari perché sono tutti di origine etrusca: erano cioè i nomi con cui gli Etruschi, 2500 anni fa, chiamavano quei luoghi, luoghi che quindi erano abitati dagli Etruschi stessi.
Addirittura, Ràssina (che è il nome del paese e del suo fiume insieme) era la parola con cui gli Etruschi chiamavano se stessi: “Ràsenna”.
“Cosa c’entra Ràsenna con Ràssina?”, dirai tu.
Dobbiamo fare adesso un po’ di storia delle parole: 2500 anni sono un periodo lungo, durante il quale lingue e parole si sono molto trasformate: noi infatti non parliamo più etrusco, ma una lingua derivata dal latino: l’italiano.
Uno degli errori più frequenti negli elaborati di italiano della tua classe è sicuramente quello delle “doppie”, cioè lo scrivere una parola con una lettera sola dove invece ne vanno due identiche, o viceversa (per esempio: bellisimo o belissimo anziché bellissimo). Capisci dunque che tra Ràssina e Ràsenna c’è stato un cambiamento delle consonanti doppie: è una evoluzione della lingua avvenuta nei millenni trascorsi.


Tra Ràsenna e Ràssina si è poi cambiata la “e” con la “i”, e anche questo, caro aquilotto, è un cambiamento possibile nell’evoluzione della nostra lingua. Facciamo una prova “orale”.
Le vocali italiane sono facili da pronunciare (rispetto a quelle, per esempio, dell’inglese), perché rispettano uno schema molto semplice. Lo puoi riassumere facendo con le nostre cinque vocali un triangolo così
      A
   O   E
U         I
Adesso prova a leggere i due lati che partono dalla “A”: pronuncia prima “a-e-i” e poi “a-o-u”. Cosa succede nella tua bocca? Prova un po’ a seguire il movimento della tua lingua rispetto ai denti: vedrai che pronunciando la serie “a-e-i” la lingua si muove verso il basso inarcandosi e arrivando a toccare i denti anteriori della mandibola, pronunciando la serie “a-o-u” la lingua si allontana invece dai denti e si porta verso il centro della cavità orale. Movimenti tra loro opposti fanno anche le labbra.
Fai un po’ di prove, aquilotto, e cerca di capire i movimenti della tua bocca: è anche un modo per conoscere meglio il tuo corpo.
Avrai capito che le vocali che, nelle due serie sopra descritte, sono vicine tra loro, hanno un suono loro proprio, ma si pronunciano con un movimento della bocca molto simile. Per questo, coloro che studiano i modi con cui le lingue parlate si evolvono, hanno riscontrato che “a” si trasforma talvolta in “o”, e “o” in “u”; così la “a” si trasforma in “e”, e la “e” in “i”. Ma è impossibile che una “i” si trasformi in una “u”, perché tra queste vocali c’è troppa distanza.
Ecco dunque che la “e” di Rasenna si è trasformata negli anni nella “i” di Rassina.
Anche Sòcana quindi, parola sdrucciola che termina in “-na” è di origine etrusca. E infatti gli Etruschi avevano qui un importantissimo santuario.
“Dove?”, mi chiederai tu.

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Bene, se arrivi a Pieve a Sòcana in auto, puoi senz'altro posteggiare nella piazzetta della Pieve: alla tua destra vedi la casa canonica, cioè l'abitazione del parroco, superala (parola bisdrucciola!) ed arrivi al cancello dell'orto: entra, richiudi e dirigiti (parola sdrucciola) verso l'abside della pieve, cioè verso il dietro della chiesa ... ed ecco che ti trovi nella magia di uno scavo archeologico: la cosa più importante che puoi vedere è un grande altare rettangolare, del V sec. a.C., cioè di 2500 anni fa, l'epoca degli Etruschi. Se ti volgi verso l'abside della chiesa (cioè verso la struttura semicilindrica che chiude la navata) vedrai in basso a sinistra un cancelletto di ferro: attraverso le sbarre vedrai quello che resta delle scale di accesso al tempio etrusco, che era esattamente sotto la chiesa attuale, con l'unica differenza dell'orientamento: il retro del tempio era dove è adesso la facciata della chiesa. L'altare, contrariamente al culto cristiano, non era dentro l'edificio, ma fuori, di fronte al tempio.
I cristiani hanno costruito la pieve direttamente sopra il tempio etrusco: sono quindi 2500 anni che in questo luogo i fedeli pregano un dio, prima quello degli Etruschi, poi quello dei cristiani. Scoprirai da grande come la preghiera sia una delle esigenze dell'uomo più antiche e diffuse: per questo tante religioni si sono susseguite e tante sono oggi diffuse nelle diverse culture, nelle diverse parti del mondo: è giusto quindi che ognuno possa seguire la propria religione e la propria cultura, nel rispetto di quella degli altri.